tomba brion

DESCRIZIONE


Il cimitero Brion Vega si trova a San Vito d'Altivole vicino a Treviso, in Italia.

Carlo Scarpa iniziò a progettare l'aggiunta a un cimitero municipale esistente nel 1968. Sebbene continuasse a prendere in considerazione le modifiche al progetto, fu completato prima della sua morte accidentale nel 1978.

Il recinto è un cimitero privato per la famiglia Brion, commissionato da Giuseppe Brion, il fondatore dell'azienda Brionvega. Scarpa è sepolto adiacente al santuario di Brion. Diversi elementi discreti comprendono il sito di sepoltura della famiglia Brion: un muro inclinato in cemento, due ingressi distinti, una piccola cappella, due aree sepolcrali coperte (l'arcosolio per Giuseppe e Onorina Brion e una per gli altri membri della famiglia), un fitto boschetto di cipressi , un prato (prato) e un padiglione privato per la meditazione / osservazione, separato dal prato principale da un'entrata separata e chiusa, e una piscina riflettente molto vegetata.

Il "dispositivo di osservazione" del padiglione della meditazione suggerisce una vesica piscis, un leitmotiv ripetuto nell'architettura di Scarpa.

L'architetto ha detto di questo progetto: "Mi piacerebbe spiegare la tomba Brion. Considero questo lavoro, se mi permetti, di essere piuttosto buono e che migliorerà nel tempo, ho provato a mettere dentro qualche immaginazione poetica, anche se non per creare un'architettura poetica, ma per creare un certo tipo di architettura che potrebbe emanare un senso di poesia formale.Il posto per i morti è un giardino.Volevo mostrare alcuni modi in cui puoi affrontare la morte in un ambiente sociale e via civica, e più lontano che significato c'era nella morte, nell'effimero della vita oltre a queste scatole da scarpe. "


tomba veritti

DESCRIZIONE


La costruzione venne realizzata nella parte monumentale del cimitero del comune di Udine, essa è posizionata con il fronte principale che affaccia su di un viale secondario, che conduce dalla parte ovest del cimitero al viale centrale.

Il progetto è concepito come un piccolo recinto erboso (ora non più tale), racchiuso da muri in massello di botticino di differenti misure. Ad esso si accede da un ampio foro, chiuso, nella parte inferiore, da cancelletto ruotante su perno in ferro brunito decorato da piccole croci che mette in relazione l’interno e l’esterno.

Nella cella il casellario dei loculi è ricoperto da lastre in marmo rosso di differenti misure così da definire una tessitura geometrica e da diversificare, la parete di fondo che reca le iscrizioni dei defunti in caratteri, anch’essi opera di progetto da parte dell’architetto. Un ampio disco di bronzo ossidato, fissato su perni metallici posti sul muro, e sospeso ad un attacco portato da una trave metallica, copre in parte il recinto funerario racchiudente, ora, una piccola pianta d’ulivo andata a sostituire quella originaria. Il cancello d’ingresso vuol essere quasi una metafora fra il mondo dei vivi e quello dei morti.

L’opera presenta un continuo compenetrarsi di pieni e di vuoti interrotto dallo spicchio cieco, il bruno del metallo ed il bianco della pietra concorrono a determinare una sintassi del continuo variare in una equilibrata armonia di classiche proporzioni.