DESCRIZIONE
La Banca Popolare di Verona è progettata da Carlo Scarpa in collaborazione con Arrigo Rudi, che ha completato il lavoro del maestro nel 1981, dopo la sua morte.
L'edificio è situato nel centro storico di Verona e si affaccia su Piazza Nogara.
La facciata altamente articolata della Banca, una variante provocatoria sui modelli classici, ha suscitato polemiche internazionali.
La sede della Banca Popolare ha dimostrato uno sviluppo importante nel caso in cui nuovi edifici potessero intervenire in un centro storico. Questo discorso era stato aperto dal lavoro di Scarpa per Olivetti e seguito da diversi progetti.
Il lavoro dell'architetto, realizzato con variazioni fino al 1978, affronta due problemi principali: l'integrazione dell'edificio esistente e uno costruito da zero e la composizione della facciata, in parte nella Plaza de Nogara e in parte nella traversata del Conventino .
La nuova struttura, situata in un'area del centro storico, mantiene la stessa altezza e volume di restrizione dei due edifici che in precedenza occupavano lo spazio.
La facciata principale della Banca è costituita da tre sezioni: la base in marmo delimitata da una cornice in gesso, la loggia centrale aperta con finestre e, infine, la finestra, contrassegnata da due colonne in acciaio e sormontata da una ricca cornice.
Non copia le caratteristiche formali dell'architettura tradizionale, ma si stabilisce un meccanismo di interazione tra il contesto urbano e la facciata che si svolge come se fosse il muro di un museo.
Una particolare qualità degli interni della Banca Popolare risiede nelle finiture superficiali che Scarpa impiega. Lo 'stucco lucido' lucido e colorato è applicato su molte superfici ed è associato in modo particolare a elementi di circolazione verticale: scale e cabine di sollevamento.
Questo non è semplicemente un dispositivo decorativo poiché le riflessioni speculari di questa congiunzione di forma e di materiale agiscono per trasmettere la luce in profondità nel cuore dell'edificio.
La relazione tra i sistemi strutturali e ambientali dell'edificio viene espressa nella progettazione dei soffitti a tutti i livelli.
DESCRIZIONE
La Fondazione Querini-Stampalia è un'istituzione culturale di Venezia, fondata nel 1869 per volere del Conte Giovanni, ultimo discendente della famiglia veneziana Querini-Stampalia.
Il palazzo del XVI secolo, situato tra Rialto e San Marco, ospita una biblioteca, un centro civico e un museo storico. Il piano terra e il giardino sono stati ridisegnati da Carlo Scarpa nei primi anni '60. L'intervento di restauro di Scarpa si basa su un misurato accostamento di elementi nuovi e antichi e su una grande maestria nell'uso dei materiali.
L'acqua è protagonista: dal canale su cui si affaccia il palazzo, entra nell'edificio attraverso paratie che corrono lungo i muri interni; si trova in giardino in un'ampia vasca a più livelli in rame, cemento e mosaico e in un piccolo canale ai cui estremi si trovano due labirinti scolpiti in alabastro e pietra d'Istria.
L'opera del grande maestro dell'architettura italiana del '900, a Palazzo Querini Stampalia si articola su quattro temi: il ponte, che rappresenta il più leggero arco di congiunzione realizzato a Venezia negli ultimi secoli; l'entrata con le barriere di difesa dalle acque alte; il portego e il giardino.
Tra il 2006 e il 2008 l'area Carlo Scarpa è stata oggetto di un rigoroso intervento conservativo.
DESCRIZIONE
Nel 1935 l’Università di Venezia incarica Carlo Scarpa del restauro di Ca’ Foscari, risalente al 1453, per renderla sede del Rettorato, degli uffici e di aule universitarie.
Nel 1954, vent’anni dopo il primo intervento, Scarpa è nuovamente convocato a Ca’ Foscari, questa volta per trasformare l’Aula Magna in spazio per lezioni.
Scarpa realizza il nuovo ingresso al piano terra e definisce i due grandi spazi della Sala Conferenze e dell’Aula Magna ai piani superiori, interpretando in maniera esemplare la grande polifora quattrocentesca della facciata sul Canal Grande, dove disegna una nuova vetrata che pone arretrata rispetto al filo delle colonne gotiche, che lascia invece libere: un intervento di restauro, forte e rispettoso della distinzione e successione dei momenti storici, che farà scuola.
Per l'intervento nell'Aula Magna, decide di utilizzare gli elementi di noce, ciliegio e faggio recuperati dallo smantellamento del progetto degli anni Trenta, e di riassemblarli in una nuova composizione spaziale e formale, a creare un diaframma divisorio fra l’aula e il corridoio di passaggio, caratterizzato da colonne a forma di albero e da pannelli mobili rivestiti di stoffa, che permettono di isolare l’aula dal via vai degli studenti, senza tuttavia impedire alla luce proveniente dalla polifora di facciata di illuminare il tutto.